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Circle of Death and Rebirth

L’ESPERIENZA PERFORMATIVA:

L’esperimento art’n’ritual Circus è stato realizzato nell’ambito della mostra Ancona a mano libera a cura di Chiara Ludolini per il Museo Omero e svoltasi alla Mole Vanvitelliana di Ancona, appunto. Tanto è stato il successo di quest’esperienza che dopo pochi mesi la curatrice Mary Sperti, sotto la supervisione critica del professor Nuccio Mula[1] , si ripete l’esperienza performativa alla Nazionale Face’s Art svoltasi in Salento. Sono stata particolarmente contenta di questa data perchè l’esibizione si è svolta il giorno della Pasqua cristiana esaltando ulteriormente le simbologie e i significati insiti nelle intenzioni della performance stessa.

Sono Lilith, la coppa e il coppiere.

Sono venuta a dire:

Tocca a me bere più di un bicchiere

Sono venuta a dire:

Il coppiere è cieco

Sono venuta a dire:

Adamo, Adamo ti preoccupi di molte cose

Ma una sola è necessaria.

Adrenalina – J.Haddad

"Come rapiti da una preghiera, con il respiro ancora sospeso, irregolare e incosciente si esce alla luce, si rinasce.

Ecco che con queste sensazioni e rubando alcune suggestioni alla mitologia lo spettatore recupera a se un intenso mescolarsi di impulsi, l’energia regolare di un circuito vorticoso dei sensi.

La performance a cavallo fra teatro sperimentale e istallazione multisensoriale cattura lo spettatore privandolo delle sovrastrutture del conoscitivo convenzionale per guidarlo attraverso una gestazione degli archetipi ad un’esperienza totale e complessa.

Decisamente fra le più interessanti in Mostra alla Mole nell’evento Ancona a Mano Libera, l’opera sorprende e coinvolge piacevolmente ogni tipo di pubblico. Nella sua complessità nessun aspetto sembra essere lasciato al caso, dalla sonorizzazione perfetta come linguaggio sospeso del binomio uomo/terra, alla scelta dei materiali simbolo della ritualità.

Donna o uomo, giovane o adulto, chiunque è coinvolto in questo personale percorso circolare, che sembra immenso e lunghissimo, piccolo e breve; tempo e spazio più che annullarsi si personalizzano e anche l'individuale rapporto con il simbolo diviene dialogo intimo e forma di curiosità soggetiva e privata."

Chiara Ludonini - Curatrice di ANCONA A MANO LIBERA per il Museo Omero

RIEVOCARE SENSAZIONI CREANDO RIFLESSIONI

Una riflessione interessante è nata in relazione al concetto di teatro epico eleborato da Brecht. L’intenzione di turbare provocando il ragionamento e la presa di coscienza è ciò che ha mosso la mia mente.

Chi dice che non si può, tramite la suggestione delle scene, favorire un giudizio critico?

“L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”[2]

L’emozione può provocare il ragionamento. L’io diventa centro emotivo pronto ad esplodere in nuova vita rinnegando l’asinocrazia vigente per votarsi alla conoscenza del sè profondo relazionato alla società.

L’opera è polemica sociale, un’aperta presa di posizione contro ogni forma di maschilismo e contro la convinzione che, nell’era dei media, tutti sappiano tutto.

La ricerca, infatti, oltre a proporre l’esperienza in sè, vuole essere eticamente scientifica: l’homo animalis e l’homo spiritualis si incontrano per confrontarsi l’uno con l’altro.

Il sapere scientifico misto all’opera artistica vuol tendere a migliorare il modo di pensare e le condizioni di vita dell’uomo.

L’AMBIENTAZIONE

L’ambiente vuole riportare la sensazione della non-spazialità accentuata dall’accortezza di far entrare il visitatore bendato. A fine percorso, a benda tolta, i componenti istallati faranno il resto.

L’immagine che si presenterà sarà scandita dal concetto newtoniano di “tempo assoluto” che “scorre in sè per sè senza preoccuparsi di alcun oggetto esterno”.

La scelta dell’ambientazione e delle componenti è stato pensato sulla bese di precisi riferimenti, simbologie e evocazioni sensoriali: l’arcano e l’arcaico si incontrano senza porsi come elementi separati per tempo e per luogo. L’assunzione del tempo assoluto, mitico, estrapola il visitatore dalla dimensione storica conducendolo a provare la sua personale esperienza.

GLI ARTISTI

Ogni componente del gruppo Art’n’Ritual Circus ha avuto massima libertà interpretativa. Ho infatti pensato che le motivazioni della ricerca messe a disposizione, dovessero avere fin nelle viscere il sentimento e il metodo artistico-scientifico basato sull’intersoggettività e progressività. Avevo necessità di creare un linguaggio intersoggettivo in grado di assicurare progressi e risultati.

Il protoscenziato Francis Bacon sosteneva che nella scienza si possono raggiungere risultati solidi solo mediante il lavoro di collaborazione fra scienziati. In questo senso ho adottato il metodo di ricerca teorico scientifica in grado di dare forma ad applicazioni pratiche capaci di dar luogo alla conversione in “opera”. Sottolineo che la contaminazione ideologica ed estetica è stata ridotta al minimo se non addirittura eliminata in quanto i partecipanti non avevano mai lavorato insieme e molti non si erano nemmeno mai incontrati tra loro.

IL FRUITORE

Si vuole mettere il visitatore nella condizione di riflettere e pensare, scardinando i suoi punti fermi.

L’analisi marxista di Harris, quella di formazione gramsciana di De Martino[3] e le scoperte[4] dell’archeologa[5] Marja Gimbutas implicano l’individiazione e l’abolizione – seppur momentanea- degli effetti di stratificazione sociale ed economica.

Ogni elemento istallato può essere esplorato e fruito in tutte le sue parti con tutti e cinque i sensi.

L’intreccio tra cultura e natura risulta quindi costante.

LA STRUTTURA

I simboli si fondano sulla rappresentazione dell’oggetto stesso nel senso letterale di renderlo presente. La struttura è divisa in nove case (o fasi): per parallelismo è il simbolo dei nove mesi di gestazione prima del parto; a metà del percorso si trova la casa di transizione che ospita il contatto con la mitologica Dea Madre, picco di tensione del percorso.

Dall’idea originale di Alys In collaborazione con

Daniele Antonini

Laura Della Valle

PERSONAGGI

Claudia Palazzo

Chiara Marcellini

Fotografi

Giorgio Tanasi – Glasgow

Biagio Marino – Palermo

BACKSTAGE

Aleksi Cherednik

Andrea Mandozzi

Leonardo Sciancalepore

Fotografie della messa in scena Face’s Art svoltasi in Puglia – Pasqua 2012

[1] Scrittore – Massmediologo – Giornalista Laurea Magistrale in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo

Docente Universitario di Teoria e Metodo dei mass-media, Filosofia dell’Immagine, Fenomenologie dell’Arte,

Teoria della Percezione Visiva e di Psicologia della Forma in Accademia di Belle Arti, Agrigento

Componente delle Associazioni Internazionali Critici d’Arte e Critici Letterari di Parigi

[2] Frase incisa sul frontone del teatro Massimo di Palermo.

[3] Ernesto De Martino Scritti minori su religione, marxismo e psicanalisi, Nuove Edizioni Romane, 1993

[4] The World of the Goddess https://www.youtube.com/watch?v=yU1bEmq_pf0 Signs Out of Time https://www.youtube.com/watch?v=ozaeuULrLjM&list=PL42DD8748183C9B11

[5] Joan Marler scrisse:« Sebbene l'interpretazione dell'ideologia delle società preistoriche sia considerata inopportuna nella ricerca archeologica, per Maria era ovvio che ciascun aspetto della cultura della Vecchia Europa espresse un sofisticato simbolismo religioso. Pertanto si dedicò allo studio esaustivo dell'iconografia e del simbolismo del Neolitico al fine di scoprirne i significati sociali e mitologici.

Per realizzare ciò fu necessario allargare gli orizzonti dell'archeologia descrittiva al fine di includere linguistica, mitologia, comparazione delle religioni e lo studio storiografico. Lei definì questo approccio interdisciplinare, archeomitologia. »


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